Egitto 2003

                                                                                                                                                                

                                                                                                                                  

Vacanze in Egitto Settembre 2003

 

 

Siamo partiti martedì 16 settembre da Venezia, dopo un lunedì da panico con papà che cade con il motorino. Bisogna partire in ogni modo, ci accompagna Ferruccio fino a Venezia. L’ aereo un airbus 310 viaggiava tranquillo in mezzo alle nuvole non si vedeva niente sotto di noi solo mare e nuvole, purtroppo questa volta non si poteva vedere niente della nostra splendida Italia. Arrivati l’Egitto si spalanca sotto di noi, con il delta maestoso si vedono milgiaia di rettangoli di tutti i colori, canali che s’intersecano tra loro fino a formare delle ragnatele con villaggi che sembrano dei ragni, il deserto con le sue mille sfumature dal giallo al mattone passando per l’ocra, il Nilo, con le sue acque scure tanto da sembrare nere e le due strisce verdi ai lati   e quel che sembra essere il canale di Suez spettacolare con tutte quelle navi alla fonda. Dopo circa un quarto d’ora si arriva all’aeroporto di Sharm. All’apertura del portellone incominciano a sentire i profumi di queste terre misteriose l’odore dolciastro emanato dall’asfalto i dai tanti motori dei pulman sempre accesi per fare funzionare il clima sempre presente. Il vento caldo  ti asciuga e ti secca la gola. Al  solito, la lunga burocrazia egiziana ci fa aspettare una buona mezz’ora, per colpa dei soliti svegli che non hanno compilato i documenti al posto del passaporto. Raggiunto il nostro albergo “Mexicano Resort” in puro stile messicano (ci mancava l’egiziano col sombrero al bar) raggiungiamo la nostra stanza correndo dietro al boy che aveva innestato il turbo. Intanto sotto il nostro terrazzo ai bordi della  piscina stanno preparando per la serata della carne alla brace. La cena buona come mai successo ultimamente e a lume di candela; troppo bello.  Poi dopo cena un Karcadè con una pippatina al narghilè non ce la toglie nessuno e alle 11 andiamo a dormire. Mercoledì sarà una giornata piena. Lilia ha deciso di andare alla spiaggia con la corrierina ma ha orari sballati incasinati. La spiaggia e a terrazze con la barriera corallina vicinissima ma il mare mosso non ci permettere di scendere peccato, il pomeriggio dopo un riposino andiamo a naama bay a fare due compere e al solito ti tirano dentro nei loro negozietti pregni d’odori e profumi compriamo due cd di musica locale e qualche oggetto ricordo per noi.

L’indomani alle otto c’ è la corrierina con Nasser per il parco protetto di naama bay. All’ ingresso ci sono dei blocchi di cemento che raffigurano la parola dio sia in arabo sia in ebreo. In un primo momento siamo rimasti interdetti;  c’era solo una spiaggia niente più, ma appena metti la maschera sotto ti appare tutto un altro mondo;  migliaia di colori guizzanti in mezzo a colorati coralli. Poi ci spostiamo a Yolanda bay sempre all’interno del parco sotto una tettoia dove i beduini hanno sistemato dei tappeti e preparato il pranzo:  riso con la carne, pesce gigante al cartoccio l’immancabile beef verdure lesse carote tegoline pomodoro ripieno d’aglio, frutta, arancio dal colore rosa dolcissimo non aspro. Poi dopo un’oretta che non passava mai si rientra in acqua. Qui  affermano che sia la seconda barriera al mondo dopo quell’Australiana. C’immergiamo. L’acqua aveva almeno 30 gradi forse più. Dopo un lungo labirinto in mezzo alle rocce davanti a me si apre un baratro blu profondo con una miriade di pesciolini rossi e gialli poi, dei pesci balestra enormi, un pesce trombetta grande come un barracuda e ci sono delle correnti di acqua fredda almeno di 15 gradi in meno. Avremo fatto snorkeling per almeno un’ora. Troppo bello! Quei fortunati con le bombole laggiù a cinque 6 metri sotto vedranno uno scenario ancora piu splendido. Non dimentichiamo il lago salato o magico, loro hanno sempre qualcosa di magico e spettacolare come aggettivo. Un lago nel mezzo del deserto molto salato che non ti puoi annegare neanche se vuoi. Stai a galla in un modo mai visto. Sembri un tappo di sughero.  Nasser, la nostra guida, ha affermato che la sabbia ha molto piombo e i satelliti non riescono  a  vedere il lago,  ma tutta una distesa di sabbia. Nel parco di “Ras Mohamed c’ è un canale d’acqua calma dove ci sono le mangrovie a migliaia,  circondate da sabbie mobili dove si vedono tantissimi granchi che corrono come pazzi dentro la loro tana quando sentono un’ombra avvicinarsi. Dopo questa escursione rientriamo in albergo, ceniamo una  fumatina al sissè e andiamo a dormire; Il Cairo ci attende. Dobbiamo riparare su un giorno solo perché, la nostra assistente non ha trovato altre quattro persona disposte a fare la visita di due giorni. Partiamo alle tre di notte con un pulman. La notte è buia. Sopra l’autista c’è un’ enorme orologio che scandisce le ore. Non va mai avanti. Fuori ancora non si vede niente. Dopo circa cinque ore  arriviamo al tunnel del canale di Suez. Mancano ancora 150 km ma ha già albeggiato e il deserto da il meglio di se con le sue montagne d’ardesia e calcare. Fuori dal tunnel ci fermiamo a quello che con eufemismo la guida definisce autogrill. Sembra una di quelle baracche che qualche anno fa vedevano vendere angurie con tavoli e panche di legno un servizio bar fornito di fornelletto a gas, una scodella di zucchero, unico cucchiaino per tutti immancabili bicchieri di plastica un te un nescafè cinque paund poco meno di uno euro. Lilia deve andare in bagno ma non è per niente contenta. Sa già quello che può trovare. Dopo quasi un ora e mezza arriviamo Al Cairo. La città inizia con una serie di caserme militari e magazzini di ditte internazionali. Si cominciano a vedere questi palazzoni di quindici venti piani con enormi scritte di pubblicità di dottori avvocati artigiani; sottopassi, ponti, tram ,un via vai indescrivibile d’auto, carretti trainati da asini, spinti a mano dalla gente che vende ogni genere di prodotti sui marciapiedi, meccanici con la loro officina sul marciapiede, accostati a concessionarie d’auto importanti. Ci fermiamo davanti al museo egizio ci attende Osama che ha passato sette anni in Italia a studiare la nostra lingua (Perugia e Torino). La visita scorre veloce. Vedo alcune sculture che mi ricordano i libri di storia come lo scrivano e un'altra scultura di cui non ricordo il nome. Sto aspettando di vedere la parte dedicata al faraone Tutankhamon. Si entra pochi alla volta, vi sono dei gioielli stupendi c’è un arabo che continua a fare incazzare la guardia scattando foto con il flash alle figliolette davanti al sarcofago di Tutankhamon sembrava che gli fosse stato comandato da qualcuno tale sua caparbietà era stupefacente quanto all’incazzatura della guardia. Risaliamo sul pulman per andare a mangiare iniziamo a passare quartieri con un degrado spaventoso palazzi di venti piani che sembrano devastati dalla guerra senza finestre sporchi con gli ingressi inesistenti. Arriviamo al ristorante in prossimità delle piramidi. Si mangia bene si paga solo il soft drink , e c'è sempre quest’aria condizionata che soffia tremenda come i gelidi venti siberiani. Arriviamo alle piramidi rimaniamo incantati dalla maestosità delle costruzioni, dei ragazzini continuano a cercare di venderci delle kefie nonostante le avessimo gia in testa, cedo e compro solo la corda da mettere attorno alla testa. Girando attorno alla piramide di kefren si vede un’enorme buca lunga quaranta metri larga un sei conteneva una barca solare ora esposta in un edificio che più brutto non lo potevano fare. Da una collina scattiamo delle foto a tutte tre le piramidi kefren keope e Micerino la più piccola che andremo a visitare. Il tunnel d’entrata è in discesa e stretto ma non come dicono tutti. Dopo circa un’ottantina di metri si arriva ad una gran camera con assolutamente niente nessun’iscrizione o disegno poi attraverso una spaccatura nel muro si vedono i graniti che compongono la volta del sepolcro cui si accede per la scaletta nelle camere centrali il granito della volta del pavimento, e delle pareti e liscio come un tavolo, è rimasto incompleta da questo sì e riusciti a capire che i lastroni all’esterno erano levigate dopo la posa vicino all’entrata c’è ne una parte levigata. Dopo la piramide ci dirigiamo alla sfinge che è ai piedi delle piramidi. Povera è costretta con il suo sguardo magnetico a vedere tutto il giorno un mac donald e un pizza hut. Ma come si fa a  costruire lì a cento metri. Si entra in un piccolo tempio dove  gli antichi facevano le mummificazioni. Si sale per una rampa usata dagli egizi per portare i sarcofaghi nelle piramide, e siamo sul fianco destro della sfinge. E’ veramente bella, sono riusciti a riattaccare la testa che era caduta,  ma affermano che cadrà ancora. Sono quasi le cinque e si torna a Sharm. Dopo una cinquantina di chilometri arriviamo ad un vero autogrill moderno dove il pulman fa gasolio e ripartiamo in un viaggio allucinante. Siamo stanchi e non riusciamo a dormire l’autista come tutti gli arabi viaggia solo con le luci di posizione. Abbiamo quattrocento chilometri da fare.

Arriviamo alle dieci ad un altro ristorante dove ci fermiamo. Tutti al bagno. Tutti gli avventori parlano russo. Arriviamo a Sharm verso mezzanotte, in camera ci fanno trovare due piatti freddi. Lilia mangia con gusto, io no,  lo squaraus incombe la sudata nella piramide e la risalita nel pulman ghiacciato mi ha fregato.

Il sabato lo passiamo tra la piscina e la camera,  la sera andiamo a naama bay, domenica mattina sto già meglioe  decidiamo di andare alla spiaggia d’Al Farana  con il taxi chiamato dall’albergo ma questo ci porta all villaggio Al Fanara che e dall’altra parte della baia, c’incamminiamo verso la scogliera per cercare di scendere da sopra si vede un barriera bellissima di un colore turchese ma si vede anche quanto  ci tengono alla loro terra, costruiscono ville bellissime e buttano le immondizie dalla scogliera.Non si riesce a scendere solo pagando si può accedere alla spiaggia.Allora decidiamo di prendere uno di quei pulmini che gli egiziani  usano per muoversi non costano niente e ti portano quasi dappertutto. Scendiamo all’Old Market il primo insediamento turistico dopo la guerra degli anni settanta. Qui e com’essere ad un suk trovi di tutto dalle magliette per i turisti ai profumi alle macellerie con le carni appese fuori piene di mosche, i negozi di spezie con mille colori e odori, velocemente ritorniamo con un altro taxi al villaggio Al Farana perché il tassista ci riporta indietro per  l’ una in albergo, il tutto per trenta pound  il doppio del normale, sto tanto bene  ho voglia di contrattare, il pomeriggio lo passiamo in piscina.Alla sera si mangia in piscina c’è  pesce. Mangio due pezzettini per non stare male, dopo cena andiamo a fumare col cissè,  gusto fragola ma incomincio a sudare. Mi viene lo squaraus, vado in camera e vomito tutto, finalmente sono guarito. 

 

                                 

                                       FOTO DALL'  EGITTO

 

                                      DANZA DEL VENTRE